Negli ambienti economico-finanziari si parla sempre più spesso di finanza ombra, definita anche shadow banking. Nello specifico di cosa tratta questo fenomeno? In questo articolo andremo a spiegare tutto quello che c’è da sapere: che cos’è, come è strutturato e le finalità con cui opera.
Che cos’è la finanza ombra
Con il termine finanza ombra si indicano tutti quegli strumenti “non convenzionali” che vengono usati nel mondo finanziario. Si tratta, infatti, di strumenti completamente differenti da quelli che si utilizzano di norma nei canali tradizionali.
Rientrano in questo contesto il Private equity, il Venture Capital e il crowdfunding. Ma ci sono anche tutti quegli strumenti che vengono definiti minibond e determinati finanziamenti pubblici che si riconducono ai fondi dell’Unione Europea, agli sgravi e alle garanzie della stessa e dei confidi.
Questa tipologia di espressione è stata coniata dalla Banca Mondiale e dal Financial Times.
Quali sono le sue vere “dimensioni”?
Il presidente del Consiglio di supervisione bancaria della Bce, Daniele Nouy, ha affermato già nel 2014, che questa tipologia di attività finanziarie (al momento non regolamentate) nella sola Eurozona sono in forte aumento. Questa crescita esponenziale si è avuta a partire dall’inizio della crisi finanziaria del 2008. I numeri mettono in evidenza questo dato: si è passati da un importo di € 9.000 miliardi (a inizio crisi) a una cifra di € 19.000 miliardi (nel 2013) con una crescita costante, che però è sempre difficile da quantificare, in quanto come abbiamo detto, non si tratta di canali convenzionali.
Le 130 banche dell’Eurozona che hanno partecipato ai recenti test, a opera della Banca Centrale Europea, hanno al loro attivo 23.000 miliardi di euro: dalla cifra così elevata si può ben capire l’entità di questo fenomeno!
Daniele Nouy spiega come un massiccio credit crunch si sia verificato nell’ambito del sistema bancario tradizionale, al quale è subito subentrato la finanza ombra: si è, quindi, registrato un aumento nel finanziamento dell’economia reale, che ha contribuito a finanziare le banche regolamentate, i cui volumi sono all’incirca di 88 miliardi di linee di credito attive.
Il sistema bancario ufficiale vive, quindi, un momento di crisi e cerca di uscirne tagliando alcune attività per poter raggiungere una stabilità patrimoniale maggiore. A questo scenario si contrappone lo shadow banking, che su scala internazionale colleziona successi e crescita vertiginosa. È in atto uno dei tanti paradossi che caratterizzano l’ economia mondiale.
I guadagni sono solo per coloro che fanno parte di questo sistema e, quindi, coloro che non rientrano nel sistema ombra non possono accedere ad alcun compenso. Questo tipo di costruzione finanziaria alternativa non è sviluppato ovunque nello stesso modo: negli Stati Uniti rappresenta all’incirca la terza parte del rischio del sistema complessivo di questa nazione; in Europa, invece, è ancora radicato il sistema bancario tradizionale; in Cina lo shadow banking è presente in una misura elevata, ossia circa il 40% del Pil annuo.
Chi sono gli operatori
Nella finanza ombra operano una molteplicità di attori, i quali non possono essere catalogati in una specifica definizione. Ciò che accomuna questa varietà di soggetti finanziari è il loro operato all’interno dell’attività bancaria, la quale si svolge in modo parallelo ed esterno al sistema legale e regolamentato in modo tradizionale dai sistemi legislativi.
Tra questi attori troviamo:
- le società finanziarie, come i conduit,
- i fondi comuni d’investimento di tipo speculativo, ovvero le hedge funds;
- i contratti di riacquisto, cioè i repo.
Le conduit sono di norma delle società veicolo, le quali solitamente vengono costituite per uno scopo determinato dagli istituti finanziari. Il fine di queste società veicolo è quello di trasferire i crediti, con le relative garanzie, al di fuori del campo di azione degli istituti finanziari che li hanno generati.
Formalmente i conduit rimangano slegati con la casa madre, per molteplici ragioni. In primis ci potrebbero essere delle problematiche legate al bilancio: si svilupperebbero, infatti, dei problemi che porterebbero inevitabilmente alla compilazione del bilancio consolidato. La società veicolo, infatti, verrebbe riconosciuta con una parte integrante del gruppo e in questo modo verrebbe meno l’obiettivo originario della sua creazione, ossia il trasferimento del rischio. Nel caso in cui la conduit si trovi in difficoltà, infatti, potrebbe creare dei problemi di reputazione alla società principale.
I conduit più frequenti sono quelli che svolgono i cosiddetti investimenti in titoli strutturati, ovvero quegli strumenti finanziari complessi che includono all’interno di un contratto derivato (di solito di tipo opzionale) uno strumento di debito di tipo tradizionale.
Il rimborso del capitale a scadenza per l’intero valore nominale è garantito dalla componente obbligazionaria, alla quale si affiancano eventuali cedole periodiche. La componente derivata, invece, definisce la variabilità del rendimento, in cui entrambe le parti sono all’interno di un unico strumento finanziario.
Le hedge funds, o fondi speculativi, sono operazioni finanziarie, volte al rendimento assoluto che non dipendono dall’andamento del mercato in generale. Si tratta, quindi, di uno strumento finanziario, che usa uno o più strumenti o strategie di investimento ( non utilizzati dai gestori tradizionali), I maggiori guadagni corrispondono a costi più alti, non solo in termini monetari ma anche di minore qualità e/o trasparenza, e il pagamento di commissioni di gestione più elevate. Il punto di forza dell’hedge fund si ravvisa nel guadagno che avviene dall’inefficienza del mercato.
I contratti repo, invece, riguardano le cosiddette operazioni pronto contro termine. Ci sono due contraenti, uno vende un titolo contro contanti, ma al tempo stesso si impegna ad acquistare nuovamente quel titolo al termine di un breve periodo. La scadenza può essere overnight o di qualche mese. Questa operazione viene fatta dietro il pagamento del prezzo originario, ma aumentato dell’interesse: in questo modo si aggiunge, o si toglie, liquidità al sistema bancario.
Quali sono gli aspetti legali? Come si pone la legge?
È del 2013 la stretta che la Commissione Ue ha posto sullo shadow banking, ossia una maggiore trasparenza e regolamentazione del sistema bancario ombra. Un sistema che copre, come abbiamo visto, i fondi di investimento speculativi e che muove un volume di affari molto elevato: una somma che corrisponde a un quarto del sistema finanziario totale.
Nel 2015 anche la Banca d’Italia si è espressa sull’argomento. Nel documento si legge che:
La buona qualità del capitale prudenziale […], l’ampio perimetro regolamentare e il controllo dei gruppi bancari su base consolidata sono stati elementi essenziali per evitare arbitraggi regolamentari. Il rapporto sinergico tra le varie finalità di vigilanza […] ha permesso di contenere anche i rischi generati dagli intermediari non bancari.[…]
Il lavoro che viene svolto è, quindi, quello di evitare che istituti che non rientrano nella sfera bancaria si comportino come tali. Questa opera di arginamento se dovesse fallire, comporterebbe inevitabilmente una revisione delle regole.