Quant’è il TFR minimo per la cessione del quinto?

Prima di richiedere la cessione del quinto occorre valutare bene se la rinuncia di una quota del proprio stipendio, o della propria pensione, possa incidere in maniera pesante sulla propria quotidianità e sui propri impegni futuri. Durante il corso del finanziamento, infatti, potrebbero accadere degli imprevisti, come ad esempio delle spese per i figli, per la casa, per la salute che comportano nuove uscite in termini di liquidità.

Visto che si tratta di una forma di credito che non è finalizzato, bisogna fare molta attenzione a usare questi tipi di finanziamenti per le spese importanti e non per le spese che servono per la quotidianità. Vediamo più nel dettaglio che cos’è la cessione del credito e come questo può influire sul TFR.

Che cos’è la cessione del quinto dello stipendio

La cessione del quinto è una tipologia di prestito non finalizzato, che deve essere estinta mediante trattenute dirette sul salario: con questo termine si fa riferimento sia allo stipendio che alla pensione.  Queste trattenute possono arrivare a un massimo di un quinto dell’emolumento, che deve essere valutato al netto di tutte le ritenute.

Si può usufruire della cessione del quinto dello stipendio, o della pensione, per richiedere un finanziamento non finalizzato, il quale può essere rimborsato in comode rate mensili. Il finanziamento è comodo, semplice, in quanto prevede un rimborso del capitale, il quale viene addebitato sul proprio stipendio.

Si tratta, quindi, di una forma di credito al consumo e vige in Italia. È stata introdotta durante il dopoguerra, mediante il D.P:R n. 180, del 5 gennaio 1950 ed era volta ad agevolare i dipendenti statali con l’accesso al credito. Ricordiamo che in quel periodo questa classe di lavoratori era provata dalla guerra e la finalità con cui fu introdotta la cessione del quinto era quella di rassicurare i creditori attraverso una garanzia solida. Quest’ultima era rappresenta, appunto, dal salario dei dipendenti pubblici, il quale consentiva ai consumatori l’accesso a una forma di credito il cui importo era possibilmente elevato.

Con la legge 80/2005 sono state apportate delle modifiche normative e questa forma di credito è stata allargata anche ad altre categorie, ovvero i dipendenti privati e i pensionati. Il nome di questo strumento, come spiegato poc’anzi, deriva dalla possibilità di avere una rata che non può superare un determinato valore e questo importo è pari al quinto del salario netto. La possibilità di cedere anche la tredicesima e, laddove è possibile, anche la quattordicesima è una decisione che dipende dal datore di lavoro o dalla specifica amministrazione.

Quant’è l’importo minimo del TFR per la cessione del quinto?

Per scoprire a quanto ammonta il tfr minimo per cessione del quinto, è necessario prima fare una premessa. In alcune circostanze vi è la possibilità di usare come garanzia per la cessione del quinto il TFR: nel caso in cui il lavoratore perda il lavoro o si trovasse a vivere delle situazioni in cui il suo reddito è a rischio, il creditore potrà rivalersi sulle somme che sono state accantonate per il TFR ed estinguere, quindi, il debito residuo.

Il TFR, inoltre, non fa parte dei crediti personali, ma si tratta di un credito previdenziale stabilito dalla legge. Quest’ultima, inoltre, non specifica i limiti entro cui il TFR può essere utilizzato per la cessione del quinto: il trattamento di fine rapporto, quindi, viene considerato come qualsiasi altra forma di garanzia nel caso in cui l’individuo dovesse risultare  inadempiente.

Il lavoratore, in alcune circostanze, per estinguere una cessione del quinto in itinere può prelevare il TFR: questa operazione di prestito avviene mediante la delega di pagamento o la cessione del quinto.

Ma come funzionano queste opzioni? Il TFR accantonato in azienda viene vincolato, insieme a quello che maturerà nei mesi a venire, per andare a sanare il finanziamento erogato dalla finanziaria. Il TFR, quindi, andrà a garantire il prestito e il vincolo rimarrà in busta paga, fino al momento dell’estinzione del prestito stesso.

Il prestito erogato viene, quindi, garantito dal TFR e, di conseguenza, questo vincolo rimane in vigore fino a quando il lavoratore non estingue il debito e subirà le trattenute in busta paga. Nel caso in cui il TFR risulti vincolato per tale prestito, il dipendente non potrà chiedere la liquidazione di parte di esso. 

Un altro punto essenziale e molto importante è che senza il vincolo del trattamento di fine rapporto non può esserci la cessione del quinto.

Ma quali sono i requisiti per poter richiedere un anticipo sul TFR?

Il dipendente:

  • deve avere un’anzianità contributiva nella stessa azienda di almeno 8 anni;
  • può far richiesta al massimo del 70% della somma accantonata;
  • l’anticipo può essere richiesto una sola volta;
  • può richiederlo solo per spese urgenti (maternità, acquisto prima casa, etc), le quali devono essere documentate. A discrezione del datore del lavoro, può essere concesso anche per pagare i debiti.

Questi requisiti valgono anche in assenza della cessione del quinto.

Differenze tra dipendenti pubblici e privati

I dipendenti pubblici sono coloro che prestano il proprio lavoro presso gli Enti della Pubblica Amministrazione a carattere locale. Per quanto riguarda la cessione del quinto, a questi lavoratori non viene richiesta l’anzianità minima e possono richiedere questa sorta di prestito anche nel momento in cui sono vicini all’età della pensione.

I dipendenti privati, invece, sono i lavoratori che prestano la propria forza lavoro presso le aziende, o società, private. Possono accedere alla cessione del quinto solo se hanno un contratto a  tempo indeterminato. Vi è un’ulteriore requisito. L’azienda, o la società, dove lavora il dipendente che vuole accedere alla cessione del quinto, deve avere un numero minimo di dipendenti. Normalmente sono 16 i dipendenti richiesti, ma bisogna informarsi presso la banca, o la finanziaria, presso cui si vuole aprire il finanziamento: il numero, infatti, potrebbe essere inferiore o maggiore.

Se la banca, o la finanziaria, vedono che l’impresa è poco solida dal punto di vista finanziario, potrebbero non concedere l’erogazione del credito ai dipendenti di quella azienda. La legge del 2005, nominata poc’anzi, non fa riferimento agli anni minimi di lavoro per il dipendente privato e la relativa anzianità di lavoro per poter far richiesta della cessione del quinto. Alcune banche richiedono come anzianità solo due anni, altre ne richiedono, invece, molto di più.

Non si può finanziare chi è stato assunto da poco, in quanto in un breve periodo non è possibile accantonare un importo sufficiente del TFR per poter accedere alla cessione del quinto.

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