La lunga crisi del mercato del lavoro ha portato, tra le tante conseguenze, a un peggioramento della condizione delle pensioni. Queste ultime, infatti, saranno sempre più basse: i motivi risiedono nel cambiamento delle carriere lavorative che sono diventate discontinue e, di conseguenza, i versamenti alle casse dell’INPS sono di un’entità più esigua.
L’introduzione del calcolo contributivo, inoltre, ha aggravato ulteriormente la situazione relativa alla pensione. È, quindi, importante ricorrere al famoso piano di emergenza (o piano b), ossia aderire alla previdenza complementare: in questo modo vi è la possibilità di assicurarsi un reddito adeguato per il proprio futuro.
Aderire ai fondi pensionistici complementari consente di avere la possibilità di percepire una pensione integrativa, ovvero un ulteriore trattamento da sommare alla pensione principale, la quale viene erogata dai fondi di previdenza obbligatori (es. l’INPS).
Che cos’è la pensione integrativa e come funziona.
La pensione integrativa rientra tra le forme di risparmio pensionistico ed è su base volontaria. Si aggiunge, inoltre, alla pensione di base che rientra nel regime pubblico obbligatorio. Quest’ultima viene maturata negli anni lavorativi, mediante i versamenti contributivi da parte del lavoratore e che vengono erogati dall’Ente di previdenza nazionale, ovvero l’INPS.
Questa forma di risparmio pensionistico complementare è stata introdotta con la finalità di consentire alle persone di mettere da parte un gruzzoletto di denaro in più, da destinare ai giorni della pensione. Tutti coloro che decidono di sottoscrivere un fondo pensione complementare hanno un duplice vantaggio: in primo luogo si assicurano una pensione integrativa, in secondo luogo possono anticipare il loro pensionamento rispetto all’età prevista dall’INPS.
La richiesta della rendita anticipata del proprio fondo pensione deve essere chiesta prima della maturazione della pensione di vecchiaia. Solo in questo modo è possibile attingere, in parte o in modo completo, al proprio gruzzolo accumulato.
L’adesione alla pensione integrativa permette un pensionamento anticipato di cinque anni. Nel caso in cui si è inoccupati da 24 mesi o più al momento della richiesta, l’anticipo si traduce a dieci anni rispetto alla pensione di vecchiaia che, ricordiamo, si raggiunge al compimento dei 67 anni per coloro che hanno versato almeno 20 anni di contributi.
Come aderire
Ci sono per legge tre tipi di forme pensionistiche integrative a cui è possibile aderire. Vediamole una per una.
La prima tipologia di pensione integrativa riguarda i fondi pensione negoziali o chiusi. Questi particolari fondi sono destinati a uno specifico gruppo di lavoratori e sono stati fondati in sede di contrattazione nazionale dai rappresentanti dei lavoratori e dai datori di lavoro (di settore o aziendale).
Altre tipologie di fondi pensione sono quelli aperti, i quali sono stati creati dalle assicurazioni, dalle banche e dalle società che gestiscono i risparmi o che si occupano di intermediazione mobiliare.
Ultima forma di pensione integrativa confluisce nei cosiddetti piani individuali pensionistici, i quali sono dei veri e propri contratti di assicurazione sulla vita, aventi come finalità quello previdenziale,
I fondi pensione preesistenti, che sono stati istituiti prima del 15 novembre 1992, possiedono caratteristiche proprie e, quindi, sono del tutto diversi da quelli elencati poc’anzi.
Versamento del TFR nel fondo pensione
L’ art. 1, comma 2, del D.lgs. 252/05 afferma che l’adesione alla previdenza complementare è libera e volontaria. Per questo motivo il lavoratore ha varie opzioni a cui fare appello.
Può decidere, entro sei mesi dall’assunzione, di destinare le quote del TFR ancora da maturare a una qualsiasi forma pensionistica, purché sia ovviamente complementare.
Può, altresì, decidere di lasciare il TFR nell’azienda per cui lavora. O, in alternativa, può anche non decidere nulla. Se non prende alcuna decisione, sarà il datore di lavoro che trasferirà il TFR maturando alla forma pensionistica collettiva prevista dagli accordi o dai contratti collettivi, a eccezione di accordi aziendali differenti.
Se sono presenti più forme pensionistiche, il TFR sarò trasferito al fondo pensione al quale hanno aderito un numero maggiore di dipendenti, salvo un accordo diverso da parte dell’azienda.
Il lavoratore, inoltre, potrà decidere anche in secondo momento di destinare il TFR futuro alla previdenza complementare: il TFR maturato, infatti, resta accantonato presso l’azienda dove lavora e una volta liquidato al momento della risoluzione del rapporto di lavoro, infatti, potrà essere trasferito a un fondo di previdenza complementare.
Quali sono i vantaggi fiscali
Chi decide di costruirsi una pensione integrativa può avvalersi di una serie di agevolazioni fiscali introdotte dallo Stato. Queste agevolazioni riguardano le prestazioni che vengono offerte dalle forme pensionistiche, sia nel periodo di versamento, quindi anticipazioni e riscatti, sia nel periodo di pensionamento, quando verrà corrisposta la rendita pensionistica o il capitale maturato.
Ci sono, inoltre, vantaggi fiscali anche per i rendimenti generati dalla gestione e per il versamento dei contributi.
Le forme previdenziali hanno una fiscalità complessa, in quanto ci sono state tre importanti riforme a partire dal 1993 in poi.
Un’altra complicazione deriva dalla distinzione che viene fatta fra nuovi iscritti e vecchi iscritti, la quale comporta l’applicazione di regole diverse nel momento in cui viene rilevata la rendita o il capitale.
Nella categoria dei vecchi iscritti fanno parte tutti coloro che erano già iscritti a una qualunque forma pensionistica istituita prima del 1992 al 29 aprile 1993. Gli altri appartengono alla categoria dei nuovi iscritti.
Durante la fase di contribuzione, i contributi versati a previdenza complementare potranno essere dedotti dal reddito fino a un massimo annuo di 5.164,57 mila euro. Nel conteggio dei contributi versati al fondo è escluso il TFR, quindi vengono presi in considerazione solo i contributi versati dal lavoratore e dal datore di lavoro. In questo modo si abbassa la retribuzione lorda su cui il lavoratore andrà a pagare l’IRPEF: questo farà in modo che tale imposta subirà una riduzione.
Nella fase del rendimento, su quest’ultimo viene applicata un’aliquota pari al 20%: questa imposta sostitutiva risulta essere molto più bassa rispetto a quella ordinaria prevista per gli altri tipi di investimenti, che è del 26%.
Le prestazioni maturate, siano esse rendite sia capitale, dopo il 1° gennaio 2007 hanno una tassazione con un’aliquota del 15%; tale tassazione viene ridotta dello 0,3% dopo 15 anni di partecipazione al fondo di pensione integrativa.
Erogazione della tua pensione integrativa
Una volta maturati i requisiti per la pensione base, potrà essere erogata la pensione integrativa. Un altro requisito affinché si possa beneficiare di tale pensione è quello di aver effettuato dei versamenti in un fondo di previdenza complementare per almeno cinque anni.
Ci sono, inoltre, dei casi in cui è possibile ricevere la pensione integrativa in anticipo, ottenendo una Rendita Integrativa Temporanea Anticipata (RITA).
L’erogazione della pensione integrativa può avvenire:
- interamente in rendita vitalizia;
- per il 50% massimo in capitale ed il resto in rendita.
Ci sono varie tipologie di rendita, come per esempio quella reversibile, che prevede in caso di morte dell’assicurato di erogare la rendita al beneficiario prescelto. Nel caso in cui la pensione integrativa maturata avesse un importo esiguo, vi è la possibilità di effettuare la liquidazione dell’intera soluzione sotto forma di capitale.