Aprire partita IVA: quanto costa, come si fa, quali documenti?

partita iva

Se stai pensando di avviare un’attività in proprio, molto probabilmente ti starai chiedendo come fare, e quali sono i costi di una partita IVA. Per aiutarti a comprendere meglio i passaggi da seguire, ecco una semplice, ma completa guida, con tutte le indicazioni necessarie.

Chi deve aprire una partita IVA?

Innanzitutto, bisogna capire quando aprire una partita IVA. In Italia, devono iscriversi:

  • Le attività commerciali o agricole;
  • Le attività artistiche o professionali in modo abituale.

L’iscrizione comporta l’acquisizione di un codice identificativo di 11 cifre, che andrà indicato in ogni fattura, o altro documento commerciale emesso o ricevuto nello svolgimento dell’attività. I primi 7 numeri vanno a indicare il contribuente, i seguenti 3 identificano il Codice dell’Ufficio delle Entrate, mentre l’ultimo ha carattere di controllo.

Per gli operatori esteri la situazione cambia un po’. Infatti, i soggetti non residenti che intendono iniziare un’attività d’impresa, arte o professione:

  • Sono tenuti all’iscrizione se svolgono la propria attività anche nei confronti di consumatori finali o enti non commerciali senza partita Iva;
  • NON sono tenuti all’iscrizione se i loro clienti in Italia sono esclusivamente altri soggetti con partita IVA.

Per esempio, se il soggetto non residente in Italia vende beni soltanto ad altri rivenditori e non a consumatori finali l’iscrizione non è necessaria. Questo perché tutti gli adempimenti ai fini IVA saranno a carico del rivenditore italiano.

Come si apre la partita IVA? Quali sono i documenti da presentare?

Passiamo ora alla procedura effettiva. Per aprire la partita IVA è necessario compilare il modello di inizio attività inserendo il proprio codice ATECO (una combinazione alfanumerica che identifica l’attività economica che viene svolta):

Tale documento dovrà essere consegnato entro 30 giorni dall’avvio della propria attività professionale autonoma. Per trasmettere la propria dichiarazione:

Le imprese individuali e le società devono inviare il modello compilato (AA9/12 o AA7/10) tramite la Comunicazione Unica d’impresa per via telematica o su supporto informatico.

Invece, chi svolge un’arte o una professione potrà semplicemente inviare il modello AA9/12 con una delle seguenti modalità di invio:

  • Online, tramite i servizi telematici Fisconline o Entratel;
  • Recandosi presso un qualsiasi ufficio dell’Agenzia delle Entrate, direttamente o tramite persona delegata, presentando la documentazione in duplice copia;
  • Per posta, mediante raccomandata a qualunque ufficio dell’Agenzia delle Entrate, allegando la fotocopia di un documento d’identità.

Cos’è la Comunicazione Unica?

La Comunicazione Unica è una pratica informatica gestita dalle Camere di Commercio. Il suo scopo è quello di riassumere, in un’unica dichiarazione, tutti gli adempimenti richiesti dalle diverse autorità competenti (Agenzia delle Entrate, Camere di Commercio, Inps, Inail) necessari per iniziare un’attività.

In passato, si utilizzavano diversi moduli cartacei, sistemi telematici, trasmissioni via fax e presentazioni allo sportello per:

  • Richiedere il codice fiscale e la partita IVA;
  • Aprire la posizione assicurativa presso l’INAIL;
  • Chiedere l’iscrizione all’INPS dei dipendenti o dei lavoratori autonomi;
  • Chiedere l’iscrizione al Registro delle Imprese tenuto dalle Camere di Commercio.

Oggi i quattro enti si sono finalmente coordinati per semplificare l’intera procedura amministrativa. Il relativo software ComUnica compone la pratica (che dovrà essere firmata digitalmente) e la invia direttamente al Registro delle Imprese – www.registroimprese.it.  

Una volta inviata la pratica, il Registro delle Imprese spedirà automaticamente all’indirizzo di Posta Elettronica Certificata (PEC) d’impresa la ricevuta di protocollo e la ricevuta della Comunicazione Unica. Dopodiché:

  • Entro 5 giorni la Camera di Commercio di competenza comunica l’iscrizione all’indirizzo PEC d’impresa (e al mittente della pratica come consueto)
  • Entro 7 giorni i singoli enti comunicano i relativi esiti sia all’impresa che al Registro delle Imprese.

Quali sono i costi?

Se svolta autonomamente, il costo per l’apertura della partita IVA è molto basso e comprende solitamente:

  • Diritti di segreteria pari a 18,00 euro;
  • Diritto camerale annuale pari a 53 euro (per la sezione speciale) e 120 euro (per la sezione ordinaria). Si tratta di una prestazione dovuta annualmente alla Camera di Commercio da parte di tutte le imprese iscritte o annotate al Registro Imprese;
  • Marca da bollo pari a 17.50 euro (per le imprese individuali), 59 euro (per le società di persone) e 65 euro (per le società di capitali).

Tuttavia, se non si è esperti in materia, è comunque consigliabile rivolgersi ad un professionista. Il costo totale delle pratiche per l’apertura della partita Iva, l’iscrizione al registro delle imprese ed all’Inps, ammonta mediamente a circa 150 euro.  A questi vanno poi aggiunti:

  • Contributi Inps: l’importo minimo dei contributi da pagare è di 250 euro mensili. L’importo varia in base ai guadagni dell’attività.
  • Tasse: cioè l’imposta sostitutiva. Il costo annuale di una partita IVA varia fondamentalmente a seconda del regime fiscale prescelto.

Le tipologie di regime fiscale

Regime ordinario

Il regime ordinario è obbligatorio per le società di capitali, per le società di persone e le ditte individuali che nell’anno precedente abbiano conseguito ricavi superiori a:

  • 400.000 €, nel caso di prestazione di servizi;
  • 700.000 €, negli altri casi.

All’interno del regime ordinario, sono previste 5 differenti aliquote IRPEF che variano a seconda della fascia di reddito:

  • 23% per i redditi fino a 15 mila euro;
  • 27% per redditi compresi tra i 15.001 euro e i 28 mila;
  • 38% per redditi compresi tra i 28.001 e i 55 mila euro;
  • 41% per la fascia di reddito che va da 55.001 e i 75 mila euro;
  • 43% per redditi superiori ai 75 mila euro.

Se, ad esempio, guadagni 20.000 euro all’anno pagherai il 23% di tasse su 15.000 euro e il 27 % sui restanti 5000.

Regime semplificato e Regime forfettario

Il regime semplificato si applica, indipendentemente dall’attività svolta, alle imprese individuali e alle società di persone che, nell’anno precedente a quello in corso non abbiano superato:

  • 400.000 €, nel caso di prestazione di servizi;
  • 700.000 €, negli altri casi.

Le aliquote di tassazione del regime semplificato sono le stesse de regime ordinario. La differenza tra i due sta nella contabilità d’impresa. Questa è appunto semplificata. I soli registri obbligatori sono:

  • I registri IVA– nei quali devono comunque essere riportate anche le annotazioni non utili ai fini d’imposta;
  • Registro dei beni ammortizzabili (gli stessi dati possono anche essere forniti all’amministrazione Finanziaria);
  • Libro Unico del Lavoro – in caso di dipendenti;
  • Registro di incassi e pagamenti – entro 60 giorni dall’avvenuto pagamento o dell’incasso registrato.

I vantaggi del regime semplificato riguardano quindi:

  • Semplificazioni nella registrazione delle operazioni;
  • Costi minori di tenuta della contabilità rispetto al regime ordinario.

Il regime forfettario prevede, invece, una tassazione molto contenuta: l’aliquota è pari al 5% in caso di start up per i primi 5 anni e al 15% successivamente. Possono accedervi tutti i soggetti con partita IVA che non abbiano superato il limite massimo di ricavi pari a 65.000 euro.

Come chiudere la partita IVA?

Per chiudere la partita Iva è necessario compilare lo stesso modello della dichiarazione di inizio attività e presentarlo a un qualsiasi ufficio dell’Agenzia delle Entrate entro 30 giorni dalla data di cessazione dell’attività, con le stesse modalità previste per l’inizio dell’attività.

Se l’argomento ti interessa e vuoi approfondirlo, ti consigliamo di leggere il nostro articolo Guida ai prestiti con partita IVA appena aperta.

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